da Hanno tutti ragione
di Paolo Sorrentino
Il
ritmo
Mi rivolgo
a voi, a quelli che, come me, bellissimi non lo sono mai stati. Quelli,
insomma, che non è che una passa e vi muore dietro, magari non vi nota neanche
e allora, è palese, resta una sola e unica arma nel vostro bagaglio, ma un’arma
che può essere possente e smisurata e può smuovere le montagne: la parola.
I belli e i
bellissimi possono saltare a piè pari questa lezione, non ci interessate, senza
alcuna invidia eh! Però, sapete com’è, bellissimi, voi vi mettete là e quelle
arrivano, non dovete fare un cazzo di niente, vi crogiolate e vi alimentate
solo del vostro esser belli. Allora sì, avete i lineamenti a posto, ma non
avendo avuto la necessità di sviluppare altre doti che cosa succede? Succede
che per il resto siete insignificanti ed indifferenti, non avete il senso
dell’umorismo perché nella vita non vi è servito, non vi spremete il cervello
per il senso della conquista e questo fa di voi delle personcine aride e
silenziose. L’unica arrampicata di pensiero che riuscite a organizzare è quella
demente dello sguardo finto tenebroso. Siete patetici e mi fate piangere o
ridere non so. Non ci interessate. Tenebroso di che? Cazzoni.
Ci sono
delle eccezioni, questo lo devo dire visto che mi sto momentaneamente occupando
di saggistica. E il caso del
mio maestro
Mimmo Repetto, che non si è mai seduto sugli allori della sua straordinaria
bellezza e ha sviluppato a tutto tondo fascino e seduzione, massime argute e
canzoni fantastiche. E’ un uomo che ha sofferto Mimmo e la sua bellezza la fa
passare in secondo piano. Ma è un’eccezione.
Torniamo a
noi.
Non è che
basta solo saper parlare bene.
Incontrate
un professore universitario, quella risma lì sa proferire, altro che, chiacchiera
in apnea, senza bombole, come in una catena di sant’Antonio che tiene in mano
solo lui, insomma non passa mai la palla, come i figli unici
quando giocano a pallone. Però succede che al secondo capitolo della sua
conversazione la donna, dall’altro capo, per quanto interessata, potete giurarlo,
non sa scegliere se morire d’angoscia o di noia. Tiene le smanie alle gambe, le
muove in preda a convulsioni epilettjche, come quando sei incastrato nella
sedia del cinema e danno un film che ti fa cagare fino all’inverosimile. E, in
quel momento, state pur tranquilli, intelligentoni, quella donna ha un unico
pensiero, questo: sapere che ore sono. Vorrebbe sbirciare il suo orologio, ma
pare brutto. Allora getta l’occhio al vostro di orologio, ma in prospettiva il
quadrante appare capovolto rispetto a lei e così non è facile capire che ora è,
e io lo so, voi state là imbalsamati e compiaciuti, credendo che vi sta
studiando le mani, origliate le premesse delle carezze, pensate che di lì a
poco vi dirà che le tenete belle e lunghe, mani affusolate, sagge e pelose.
Questo credete che sta per dirvi e lei, invece, snervata e straziata da questa
vocina vostra lenta e patetica, ora cavernosa, ora da frocio, insomma lei agli
sgoccioli, si fa coraggio e vi chiede;
“Scusa, mi
diresti l’ora?”.
Questo vi
chiede. Voi non lo ammetterete mai perché siete froci dentro nello spirito,
intelligentoni, ma è così.
Insomma
tutto questo per dire varie cose, innanzitutto che non ci interessano né i
belli né questi pensatori da serie C2, girone B. Cosa resta? Un po’ di cose e
un po’ di chance.
Tanto per
cominciare, è meglio sparare la più grossa cazzata del millennio piuttosto che
tribolare nel luogo comune. Tutto ciò che è luogo comune non va detto. Sembra
una banalità, ma non lo è, visto che quando ci piace qualcuna l’emozione
viaggia ad alta quota e quando l’emozione si comporta in questa guisa ecco che
il cervello riesce ad elaborare solo frasi fatte. E più sparpagliate frasi
fatte, più vi giudicate negativamente, più vi fate impacciati, più vi
deprimete, più tallonate l’arrendevolezza, più captate il fallimento, più
giustificate in malafede la vostra necessità, menzogna, di una vita in
solitaria. No. Impedite a voi stessi questa spirale. No. Ora non si deve
mollare. Su questo c’è da lavorare, bisogna impegnarsi. A ritmi serrati, come
gli schiavi. Dobbiamo essere di caucciù. Flessibili. E tenaci, come tutti i
falliti del mondo quali siamo.
Solo il
belloccio può permettersi di dire:
“Carino
questo ristorante”.
Tu dovrai
dire:
“Sto posto
che ho scelto va bene per gli zingari”.
“Che
significa?” dice lei con leggero stupore.
Lo stupore
va bene, la preoccupazione di non aver capito non giova semplicemente perché
lei non penserà mai di non aver capito, a questa prospettiva ne preferisce
sempre un’altra: che siete voi che non sapete quello che dite.
“Significa
che io e te siamo liberi come zingari, io però, per grazia di dio, ci ho una
casa, oltre alla roulotte.”
Questo lo
dovete dire sotto tono, non come se fosse la battuta del secolo. Lei sarà
ancora un p’o’ intontita, non sa che pesci prendere ed ha già un
obiettivo, capire che pesci dovrà prendere con voi e forse sorriderà. Ma subito
dopo, rapidi come puma, si cambia registro. Il vero segreto è quello di non
darle il tempo di pensare a lungo. Perché noi non siamo belli e se la lasciamo
sola a pensare lei arriverà in quattro e quattr’otto alla conclusione che non
vuole stare con voi.
In linea di
massima la vostra lei scende di casa con la netta convinzione che non succederà
niente, anche se le piacete di partenza, lei pensa sempre che non succederà un
emerito nulla. Sta a voi far crollare muro, sta a voi cambiare la rotta della
sua decisione vecchia e precostituita. Sui rapporti amorosi mi pare di capire
che, di base, le donne hanno una pigrizia interna. Un imperativo che gli frulla
perennemente nel cervello è una cosa del tipo: “No, non voglio, non ora, no
grazie”. Madri apprensive le hanno allenate come atlete olimpioniche ad
organizzare sfaccettate forme di rifiuto. Hanno colonizzato i cervelli delle
ragazze perché ci odiano a noi uomini esterni, strepitosi predatori del sesso
spinto.
E’ tutta
una negazione, all’inizio. Un no che si trasformerà in un sì tondo e pulito e
una bocca semiaperta che penderà dalla vostra prossima battuta. Ma se mi state
a sentire però.
Perché noi
dobbiamo vincere le madri. Che non è impresa da poco. Ingombrano per sempre, le
madri, fino alla morte delle loro figlie. Dobbiamo sconfiggere l’affetto
apparentemente disinteressato di quelle donne macigno fatte in ghisa. Dobbiamo
dargli un’altra angolazione della vita, un’altra prospettiva su cui contare,
ogni santa volta. Farle affacciare al mondo, come se quello lo avessimo
inventato noi. Il bluff è il motore della nostra seduzione. Ma un bluff col
sapore della verosimiglianza. Niente Goldrake del cazzo e Fantastici Quattro.
Non dovete
farla pensare per un po’. In quel po’ dovete darci dentro. Ironia con la
pala. Se non avete ironia non è detto che siete fottuti. Ma niente barzellette,
per dio. E non vi mettete a fare i comici proprio adesso se in tutta la vostra
vita non lo siete mai stati. Solo dopo che avete sparato il cinquanta per cento
dei vostri colpi le date tregua con una pausa silenziosa nella quale lei
penserà che non siete niente male, ripenserà a quello che vi siete detti,
magari ve ne andate a fare in culo un attimo in bagno così riflette più
distesa. Ma potete andare in bagno solo se avete accocchiato una battutina come
si deve o un pensierino arguto. Dicevo che se non avete ironia non è detto che
siete fottuti. C’è un trucco elementare per sopperire alla mancanza di ironia,
ed è il ritmo del dialogo, dovete dargli un ritmo convulso, elettrico, agitato
ma non troppo, altrimenti diventa snervante, vorticoso ed insensato. Le viene
l’emicrania e il suo unico desiderio è trasformarvi in un Optalidon. Ma voi non
siete Tony Binarelli e non potete trasformarvi in un Optalidon. Dovete saltare
di palo in frasca soffermandovi massimo per una decina di battute su ogni
fatto, argomento o stronzata qualsiasi. Non più di dieci battute a meno che l’argomento
non sia uno dei suoi preferiti. Inoltre le dieci battute è il massimo che
potete permettervi perché delle cime di certo non lo siete.
Il ritmo,
si diceva. Tutti i sentimenti della vita scaturiscono da questo segreto: il
ritmo delle cose. E ci vuole pochissimo per mancare l’amore, quando le cose si
dispiegano troppo lente o troppo veloci.
Se parlate
al rallentatore è meglio che ve ne state a casa. Siete spacciati, oppure vi
toccherà una demente psicopatica prossima al ricovero, in corsia però, perché
tanto stanze private non se le può permettere perché i soldi veri nella vita
non li ha fatti.
La lentezza
della vostra conversazione è direttamente proporzionale alla sua entrata nel
club delle persone che non vi vorranno mai più vedere in vita loro.
Se poi
cominciate al ralenti con troiate tipo “Sai cosa penso...” o “Io ritengo che al
giorno d’oggi...” allora potete anche sventolare il fazzoletto bianco e
guardare coi vostri occhi la vostra lei che si allontana sulla nave popolata da
tutti gli uomini del mondo, tranne che da voi, unici sciocchini rimasti a terra
sul molo.
Sedurre è
come scrivere una bella canzone, tutto tecnica e ritmo, tecnica e ritmo. Il
talento dell’ironia è una freccia supplementare che non sempre potete avere al
vostro arco.
In questo
caso ci vuole tanto ritmo. Un battito che, perlopiù, viene fornito dagli
aggettivi. Spiazzanti e convincenti, iperbolici e precisi. Se sono rari e poco
usati nella lingua è ancora meglio e fate più bella figura. Le donne non si
seducono né con i complimenti, né con i fiori, né con gli sguardi a pesce
lesso. Queste sono puttanate da cofanetto Sperlari. Tutti ne parlano, tutti le
vogliono, ma nessuno se le compra queste caramelle Sperlari.
Gli
aggettivi seducono, i sostantivi annoiano. Questo è il grande segreto. Gli
aggettivi li dovete dispensare con generosità, en passant, e a ritmo sostenuto
e vedrete che andrete a letto con chiunque, a meno che non avete di fronte una
lobotomizzata assoluta che non capisce neanche il suo nome. In quel caso non ne
vale neanche la pena. Per voi ci vogliono donne intelligenti. Perché il sesso,
in fin dei conti, è poca roba. Ve lo dico io che pure frocio non lo sono mai
stato. E sedurre è tanto. Le cretine lasciatele andare coi cretini. Voi non
siete belli, ecco perché non siete neanche cretini.
Insomma, a
riepilogare, il ritmo dev’essere elettrico e elettrizzante, mai convulso, mai
lento come in un documentario su inutili animali che cazzeggiano nella tundra o
nella steppa.
E’
consentito un solo rallentamento, è quando dovete dire la parolina magica, il
sim sala bim del colpo finale, un colpo duro e maestoso, quando cioè le dovete
dire o che la amate o che la desiderate o che vi piace assai o che ci volete
andare a letto. Ma per il sim sala bim non c’è formulina magica, la frase
migliore la dovete trovare voi a seconda di chi ci avete di fronte,
l’importante è che lo dite bello e buono, magari stavate parlando della
mozzarella di bufala e toh, rallentamento, occhiata rapida, voce un paio di
toni più bassi e giù con un “Mi piaci mica poco, tu”. E poi coltivare una sana
speranza.
E’ pure
superfluo che vi sottolinei che se avete davanti a voi un puttanone fenomenale
non potete scegliere lo stesso colore, cioè non dovete dire robe del tipo “ti
scoperei”. Se fate questo passetto qua siete proprio dei dementi in saldi. La
donna di fronte a voi è sempre un elastico tesissimo, voi non potete allungarlo
di più. Dovete solo ridurre la tensione, questo è il vostro compito. Quindi, al
puttanone rifilate il “ti amo”. Alla romanticona del secolo scorso osate pure
il “ti legherei alla spalliera del mio letto, e mica ci si libera così.., è ottone
massiccio”.
Che ve lo
dico a fare? Scendono di casa, sfilano lungo l’androne con gli stronzi neon,
aprono il portone, vi vengono incontro e quello che vogliono dimostrare non
sono. Sono l’opposto. Ci potete fare un’equazione sopra. Questa è matematica. E’
così. E’ così che vanno le faccende dei sessi opposti.
Ci ha il
vestitino a fiorellini? State sicuri che non vede l’ora che la prendete per la
testa e la sbattete sette otto volte contro il calcestruzzo.
Si è messa
i quintali di rossetto infuocato per fare la bocca a cerchio preciso alla
Giotto? Allora dormite pure fra diciotto guanciali che per avere un pompino vi
dovrete mettere a fare l’elemosina su un tappetino di ceci organizzato da preti
sadici.
A volte le
cose vanno in maniera del tutto diversa e imprevedibile, ma è raro, in quel
caso è possibile che vi trovate di fronte a una razza superiore. Potrebbe
essere la donna della vostra vita. Tutt’altro registro. Si può pensare di
lavorarla ai fianchi per giorni e giorni per sposarsi e fare figli. Ma col
tempo, vi faccio vedere io se poi non ci rimanete male. Ci rimarrete malissimo,
altro che.
Un’ultima
regoletta, se siete uno che fa un lavoro non c’è male, del tipo artistico, che
ne so, cantante come me, attore, pittore, musicista, allora durante il primo
incontro fatele sapere che lavoro fate ma non attaccate a entrare nello
specifico della vostra attività. Questo privilegio glielo dovete far sudare.
Fate i brillanti su altri temi così lei penserà, faccio un esempio cretino:
“Gesù, se
questo sa tutte queste cose su come si fa la parmigiana di melanzane pensa
quando arriverà a parlarmi del suo ultimo spettacolo teatrale che io ho visto e
in cui lui faceva la parte di Amleto e sapeva pure tutta la parte a memoria...
mmm... mi devo ricordare di chiedergli come fa a ricordarsi tutto a memoria”.
Se pensa
cose così allora è più facile che digerire la pasta cruda. E’ fatta!
E direi che
per ora la lezione number one si può dire anche conclusa. Non vi scoraggiate,
su, anche voi potete sedurre, che sono quelle facce? Siate up e sorridete, ma
sappiate che io già sono in lutto per i vostri sorrisi.
Ora andate.
E seducete!
***
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